Riceviamo e pubblichiamo questi 2 interessanti approfondimenti tratti dal blog dell’Avvocato Gianluca De Micheli del foro di Roma.

Il ruolo delle prove nelle cause di separazione o divorzio

Le cause che riguardano le separazioni e i divorzi, almeno quelle di tipo giudiziale, hanno bisogno di prove che permettano a una delle due parti di vincere. Non è infatti sufficiente avere ragione e voler affermare i propri diritti e non è basta neppure avere dalla propria un bravo avvocato.

Per vincere (e con successo) una causa le prove sono fondamentali.

Ma quali sono le prove che servono in una causa di divorzio?  

Le prove sono spesso più importanti nei casi di separazione che nei casi di divorzio, dove i giudici di solito si limitano a ribadire la decisione presa nel processo precedente a meno che non ci siano altri eventi imprevisti che hanno cambiato la situazione dei due ex coniugi.

Ad esempio, uno dei due ex coniugi è più ricco o si è impoverito, e quindi gli alimenti devono essere aumentati o diminuiti, e uno dei due coniugi è inadeguato come genitore.

Gli accordi presi durante la separazione non sono vincolanti per il divorzio.

Ad esempio, se un coniuge rinuncia agli alimenti in caso di separazione in cambio di un trasferimento del titolo di proprietà, può modificare la sua domanda e richiedere l’indennità dopo il divorzio, scrive l’Avvocato Gianluca De Micheli.

Tipicamente, le prove sono progettate per dimostrare aspetti importanti come i seguenti.

La responsabilità di uno dei coniugi che ha causato la crisi coniugale, ad esempio per un tradimento. Ciò comporterà una tassa di calcolo, che comporterà la perdita del mantenimento e dello status di erede legale.

Se c’è un reddito nascosto e non dichiarato, che può portare a importi di sostegno più elevati.

Bisogna valutare anche il bisogno finanziario del coniuge richiedente gli alimenti, o l’incapacità dell’altra parte di provvedere come richiesto dal primo.

Un altro aspetto è quello che riguarda un genitore che non riesce a gestire i figli o prendere le decisioni più appropriate per la loro crescita.

Nel primo caso, la battaglia si concentrerà sul collocamento del minore, e nel secondo, sulla tutela.

Il doppio cognome ai figli è ufficiale

A partire dal 2022 trovare solo il nome del padre sarà considerato discriminatorio e lesivo.

Per la Corte Costituzionale italiana, un cognome non è solo un cognome ma finora si è trattato di una scelta patriarcale ingiusta.

La Corte ha stabilito ufficialmente che ai bambini italiani sarà dato il cognome di entrambi i genitori. La pratica attuale – tramandare solo il nome del padre – è “discriminatoria e lesiva per l’identità” del bambino, ha affermato la Corte in una nota.

I doppi nomi sono comuni in alcune culture, come quella spagnola, dove un bambino, sui documenti ufficiali, usa solitamente il cognome del padre, seguito da quello della madre. Nell’uso comune, tuttavia, il nome della madre viene normalmente omesso. Pertanto, Juan, figlio di Alvaro Lopez e Marisol Garcia, nei documenti risulterebbe come Juan Lopez Garcia, ma nella vita di tutti i giorni sarebbe chiamato molto più semplicemente Juan Lopez.

Forse in Italia si seguirà una prassi simile e Laura Maria Cosentino Ziti dovrà trovarsi a gestire una volta sposata quale cognome passare ai figli.

Altrimenti, nella generazione successiva, ci si potrebbe trovare di fronte a combinare un doppio cognome con un altro doppio cognome.

Nonostante questo aspetto ancora da curare e che sarà sicuramente oggetto di dibattito nel prossimo futuro, la Corte Costituzionale ha depositato il 31 maggio del 2022 le motivazioni relative alla sentenza annunciata il 27 aprile scorso per la quale i figli assumeranno il cognome di entrambi i genitori.

È una svolta epocale che sancisce un cambiamento sostanziale per le generazioni a venire.

In ottemperanza alle decisioni più recenti della Corte Costituzionale, ai bimbi al momento della attestarne la nascita in Comune potrà essere dato sia il cognome della famiglia del padre che il cognome della madre.

Saranno i neo genitori a stabilire l’ordine dei cognomi, se prima quello del padre e poi quello della madre, o viceversa.