Il mondo del real estate e delle costruzioni sta attraversando un passaggio cruciale, definito da tre direttrici che convergono e si rafforzano: digitalizzazione dei processi, transizione ecologica e riposizionamento dell’economia europea.
Dopo un periodo rallentato dall’aumento del costo del denaro, il comparto mostra segnali di vitalità: la domanda resta sostenuta e l’offerta di nuovi immobili non riesce ancora a stare al passo.
A tracciare una lettura di questa fase è Aladino Saidi, imprenditore attivo nell’immobiliare e nell’automotive, che descrive il momento attuale come “una sorta di selezione naturale, in cui a sopravvivere saranno gli operatori con asset solidi e una gestione realmente strategica”.
Ripresa tra domanda solida e innovazione tecnologica
In Europa permane una cronica scarsità di nuove costruzioni, mentre l’ipotesi di un allentamento della politica monetaria crea un quadro più favorevole agli investimenti di lungo periodo. In Italia, il comparto delle costruzioni continua a sostenere una parte rilevante della crescita economica nazionale.

L’ultimo rapporto Nomisma, presentato al SAIE di Bari, parla chiaro: nel primo semestre del 2025 il settore ha registrato un aumento del valore aggiunto pari al 3%, il risultato più alto fra tutte le industrie. Il 43% delle aziende prevede un miglioramento del fatturato e oltre metà degli operatori dichiara un livello di fiducia elevato.
“Nonostante questa dinamicità — osserva Aladino Saidi, originario di Sora — l’uscita dai bonus edilizi e la persistenza di procedure burocratiche complesse continuano a frenare il settore. La carenza di figure specializzate e la lentezza della digitalizzazione restano questioni centrali che dobbiamo affrontare per non perdere competitività”.
Parallelamente, le tecnologie digitali stanno diventando un moltiplicatore di efficienza. “Intelligenza artificiale e BIM non sono più strumenti accessori — prosegue Saidi — ma leve che permettono di ottimizzare i tempi di lavori, migliorare la trasparenza e ridurre costi e imprevisti. Il punto non è adottarle, ma costruire professionisti capaci di sfruttarle con visione”.
L’intelligenza artificiale come nuovo linguaggio del settore
Nel real estate l’IA sta modificando la progettazione e la gestione immobiliare. Manutenzione predittiva, pianificazione urbana basata sui dati, analisi dei trend di mercato: la dimensione tecnologica non riguarda più solo l’efficienza operativa, ma la capacità di anticipare gli scenari.
Esperimenti e progetti come quelli di Generali Real Estate, insieme ai nuovi hub digitali promossi dalle associazioni di categoria, sono esempi concreti di come l’impresa edile stia assumendo un ruolo diverso: non più mero esecutore di opere, ma soggetto che genera e gestisce valore nel tempo.
Per Saidi Aladino, “l’innovazione non deve essere vissuta come un ostacolo, ma come un’opportunità per leggere meglio i movimenti del mercato. Nei prossimi anni prevarrà chi saprà interpretare i dati in modo intelligente”.
Transizione ecologica e nuovo capitale umano
Sul fronte ambientale, l’Europa accelera. La Direttiva “Case Green”, che richiede edifici a emissioni zero dal 2030, è destinata a ridisegnare l’intero settore. Serviranno oltre 15.000 professionisti specializzati e investimenti per circa 280 miliardi di euro entro la fine del decennio.
“La sfida principale — evidenzia Saidi — è creare un ecosistema in cui tecnologia, sostenibilità e competenze dialoghino davvero. Il futuro non si misurerà più solo sui costi o sulla rapidità dell’esecuzione, ma sulla capacità di offrire valore stabile e duraturo”.
L’evoluzione di real estate e costruzioni dipenderà dalla capacità collettiva di trasformare innovazione e sostenibilità in strumenti concreti di competitività. In questa prospettiva, l’impresa immobiliare assume un ruolo nuovo: non più semplice costruttore, ma custode del valore nel tempo.
Un equilibrio complesso, che nei prossimi anni definirà non solo i margini economici del comparto, ma la sua funzione sociale e urbana.